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Permessi retribuiti e permessi non retribuiti: quali sono

Categoria: Lavoro
Gen 3, 2023
Redazione
Permessi retribuiti e permessi non retribuiti quali sono

Lavoratrici e lavoratori dipendenti, pubblici e privati, hanno diritto ad astenersi dal lavoro, a determinate condizioni, con la garanzia della conservazione del posto e il riconoscimento o meno della retribuzione. Nel primo caso si parla di permessi retribuiti, nel secondo di permessi non retribuiti

In entrambi i casi il datore di lavoro è tenuto a garantire ai propri dipendenti il diritto ad astenersi dalle prestazioni lavorative, per un numero prefissato di giorni e con le dovute motivazioni, come stabilito dalla legge, dai Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro e dagli accordi aziendali e/o individuali siglati tra azienda e lavoratori. 

È importante ricordare che questi congedi si aggiungono ai giorni di ferie maturati nel corso dell’anno e alle assenze per malattia, anche se nel concreto si presentano in modo molto simile ai normali giorni di ferie. Il lavoratore, infatti, se previsto dalla legge o dal proprio contratto di lavoro, può chiedere di astenersi per qualche ora o per alcuni giorni senza compromettere la propria posizione lavorativa e conservando, in alcuni casi, anche la retribuzione

Vediamo insieme quali sono i permessi retribuiti e i permessi non retribuiti garantiti a lavoratori e lavoratrici

Quali sono i permessi retribuiti

Abbiamo spiegato che con l’espressione “permessi retribuiti” si fa riferimento a periodi più o meno brevi di astensione dal lavoro da parte del dipendente, al quale viene però garantita la conservazione del posto di lavoro, la retribuzione e l’anzianità di servizio

Esistono alcune forme di congedo previste dalla legge, validi per tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori, pubblici e privati, che nessun CCNL può cancellare, come:

A questi permessi retribuiti se ne possono aggiungere degli altri, fissati direttamente dai CCNL o dagli accordi aziendali e individuali, che devono però rispettare il concetto cosiddetto “inderogabilità in pejus”

Cosa vuol dire? Che i contratti possono solo aggiungere ulteriori diritti da garantire ai lavoratori o condizioni più generose, ma non devono in alcun modo ridurre quelli previsti dalla legge. In poche parole, possono solo agire in senso migliorativo e mai peggiorativo (pejus).

Di conseguenza, è possibile consultare il proprio contratto e verificare i permessi retribuiti previsti, e quali sono le modalità con le quali è possibile usufruirne. 

ROL – Riduzione Orario di Lavoro

Un esempio di permesso retribuito previsto dai CCNL sono i cosiddetti ROL, acronimo di Riduzione Orario di Lavoro, una forma di permessi retribuiti che si maturano ogni mese nella misura stabilita dal proprio Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro di riferimento, usufruibili senza una motivazione specifica, indicati in busta paga, in genere con la dicitura “Permessi ROL goduti”

I ROL sfruttano un meccanismo simile alle ferie, quindi si maturano ogni mese, fino a raggiungere il limite stabilito dal proprio CCNL. Qualora non si usufruisse di tutte le ore previste entro i termini fissati (12 o 24 mesi), il datore di lavoro è tenuto a liquidare gli importi relativi a questi permessi in busta paga

Ex festività

Un’altra forma di permesso retribuito previsto dai CCNL è quello delle cosiddette Ex festività

Cosa sono? Rispetto al passato, molte festività nazionali che un tempo davano diritto a un giorno di astensione dal lavoro retribuito, sono state rimosse. 

Nello specifico: 

  • San Giuseppe, il 19 marzo;
  • Ascensione, ovvero il 39° giorno dopo la Pasqua;
  • Corpus Domini, ovvero il 60° giorno dopo la Pasqua;
  • Festa dell’Unità Nazionale, il 4 novembre;
  • S.S. Pietro e Paolo, il 29 giugno. Lavoratrici e lavoratori impiegati a Roma non ricevono questo permesso perché in città è ancora riconosciuta come una festività.

Ciò nonostante, alcuni CCNL riconoscono ugualmente l’importo spettante per il permesso retribuito, inserendolo in busta paga con la dicitura “Permessi Ex-Fs goduti” (o simili), se e solo se il giorno di ex festività capita in un giorno lavorativo. 

Quali sono i permessi non retribuiti

Quelli elencati finora sono i periodi di astensione dal lavoro che danno diritto alla conservazione e alla ricezione della retribuzione. A questi si affiancano anche altre forme, i permessi non retribuiti

Com’è facile intuire, sono congedi dal lavoro garantiti a lavoratrici e lavoratori che possono quindi astenersi dal lavoro senza, però, ricevere un importo in busta paga. 

Cosa vuol dire? Se il dipendente decide di usufruire di un permesso non retribuito, non gli viene riconosciuta la retribuzione relativa al periodo di astensione dal lavoro. In poche parole, quelle ore di assenza gli verranno detratte dallo stipendio

Rientrano nella categoria dei permessi non retribuiti:

  • quelli previsti da un accordo ad hoc tra datore di lavoro e dipendente;
  • i permessi sindacali, stabiliti dall’art. 24 della Legge 300/1970, lo Statuto dei Lavoratori;
  • altri permessi disposti da norme di legge o dalla contrattazione collettiva.

Per usufruire di questi permessi, però, è necessario rispettare le modalità indicate dai vari CCNL o contratti aziendali.
Quindi, per sapere quante ore di permessi non retribuiti sono disponibili e per quali motivazioni è possibile richiederli si rimanda al proprio contratto di lavoro.

ENFEA è l’ente bilaterale costituito da CONFAPI e CGIL, CISL e UIL a cui aderiscono le imprese che applicano i CCNL UNIGEC/UNIMATICA, UNIONCHIMICA, UNITAL, CONFAPI ANIEM, UNIONTESSILE e UNIONALIMENTARI.

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