Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti hanno diritto a un trattamento fiscale riservato a chi svolge un lavoro in forma subordinata. Parliamo, in particolare, delle detrazioni per lavoro dipendente e per carichi familiari.
In questo articolo vedremo come funzionano le detrazioni per lavoro dipendente, a quanto ammontano e chi ne ha diritto. Analizzeremo, inoltre, il funzionamento delle detrazioni che spettano in caso di presenza di familiari fiscalmente a carico.
Scopriremo, poi, come vengono applicate queste detrazioni direttamente in busta paga, e in che modo viene determinato il trattamento integrativo sul cedolino.
Infine, vedremo quali sono le ulteriori detrazioni a cui lavoratrici e lavoratori hanno diritto in sede di dichiarazione annuale dei redditi.
Indice dei contenuti
Cosa sono le detrazioni lavoro dipendente?
Le detrazioni sui redditi da lavoro dipendente sono previste dall’art. 13 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), modificato dal D.Lgs. 216/2023 per l’attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi.
A partire dal 2024, infatti, la detrazione annua spettante ai titolari di redditi fino a 15.000 euro è fissata a 1.955 euro annui. Nel dettaglio, gli importi delle detrazioni, determinate sulla base del reddito di lavoratrici/lavoratori, sono i seguenti:
- se il reddito è inferiore a 15.000 euro, la detrazione come detto è pari a 1.955 euro. La detrazione minima riconosciuta è pari a 690 euro e in caso di lavoro a tempo determinato, non può essere inferiore a 1.380 euro;
- se il reddito è compreso tra 15.000 e 28.000 euro, la detrazione passa a 1.910 euro, aumentata dal prodotto tra 1.190 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 28.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 13.000 euro. Chiariamo con un esempio: se il reddito è pari a 25.000 euro, la maggiorazione sarà pari a 1.190 euro per 0,23 (cioè 3.000/13.000), dunque 273,70 euro;
- se il reddito è compreso tra 28.000 e 50.000 euro, la detrazione è pari a 1.190 euro, ma spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22.000 euro. Facciamo un esempio: se il reddito è pari a 35.000 euro, la detrazione spettante si ottiene applicando ai 1.190 il coefficiente 0,68 (cioè 15.000/22.000), dunque sarà pari a 809 euro.
- per i redditi sopra i 50.000 euro non è prevista alcuna detrazione.
Infine, chi percepisce un reddito compreso tra i 25.000 e i 35.000 euro ha diritto a una maggiorazione di 65 euro sulla detrazione spettante; in questo modo si crea una sorta di “ponte” fra i redditi più elevati della seconda fascia e quelli più bassi della terza.
Cosa sono le detrazioni per familiari a carico?
Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti hanno diritto anche alle detrazioni per carichi di famiglia, cioè per soggetti fiscalmente a carico che hanno redditi annui inferiori a 2.840,51 euro, soglia che sale a 4.000 euro nel caso di figli di età non superiore a 24 anni.
Per il coniuge, le detrazioni spettanti sono le seguenti:
- per redditi fino a 15.000 euro, una detrazione di 800 euro annui diminuiti del prodotto tra 110 euro e l’importo corrispondente al rapporto fra reddito complessivo e 15.000. Se, ad esempio, il reddito fosse di 13.000 euro, la detrazione ammonterebbe a 800 euro meno 110 per 0,87, dunque a 704,30 euro;
- per redditi compresi tra 15.000 e 40.000 euro, la detrazione è pari a 690 euro;
- per redditi compresi tra 40.000 e 80.000 euro, la detrazione è pari a 690 euro ma spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 40.000 euro. Se, ad esempio, il reddito fosse pari a 60.000 euro, la detrazione ammonterà a 690 per 0,5 (cioè 20.000/40.000), dunque a 345 euro.
La detrazione spettante per il coniuge è aumentata di un importo pari a:
- 10 euro, per redditi compresi tra 29.000 e 29.200 euro;
- 20 euro, per redditi compresi tra 29.200 e 34.700 euro;
- 30 euro, per redditi compresi tra 34.700 e 35.000 euro;
- 20 euro, per redditi compresi tra 35.000 e 35.100 euro;
- 10 euro, per redditi compresi tra 35.100 e 35.200 euro.
Per quanto concerne i figli a carico, dal 1° marzo 2022 la detrazione è stata sostituita dall’assegno unico universale, che si ottiene presentando domanda all’INPS. Permane la sola detrazione per i figli di età pari o superiore a 21 anni che non beneficiano dell’assegno unico, purché abbiano un reddito annuo inferiore a 4.000 euro.
La detrazione, pari a 950 euro, spetta per redditi inferiori a 95.000 euro, per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro.
Ad esempio per un reddito pari a 30.000 euro, la detrazione ammonta a 950 per 0,68 (cioè 65.000/95.000), dunque a 646 euro.
Se in famiglia ci sono più figli per i quali si ha diritto alla detrazione, i 95.000 euro vengono aumentati di 15.000 euro per ciascun figlio successivo al primo.
Per tutti gli altri familiari a carico che non siano figli né coniuge (ad esempio, fratelli o nipoti), spettano 750 euro per redditi fino a 80.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro. Dunque, se il reddito è pari a 60.000 euro, la detrazione ammonterà a 750 per 0,25 (cioè 20.000/80.000), dunque 187,5 euro.
Tutte le detrazioni fin qui elencate sono da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla detrazione, ad esempio al 50% per ciascun genitore.
Leggi anche il nostro articolo Come fare domanda per l’assegno unico e universale.
Come funzionano le detrazioni in busta paga?
Sia le detrazioni per lavoro dipendente sia quelle per carichi di famiglia, vengono applicate mensilmente direttamente in busta paga. In sostanza, lavoratrici e lavoratrici beneficiano di una riduzione immediata dell’IRPEF dovuta, ottenendo un netto in busta più consistente.
Le detrazioni fiscali sono calcolate sui giorni compresi nel periodo di durata del rapporto di lavoro. Si calcolano, quindi, anche in caso di festività, riposi settimanali e altri giorni non lavorativi, mentre non si considerano i giorni per i quali non spetta alcun reddito.
In caso di cambio di lavoro in corso d’anno o di più buste paga in capo al medesimo soggetto, è comunque possibile chiedere al datore di lavoro di non applicare affatto le detrazioni per poi determinare l’importo spettante direttamente in dichiarazione dei redditi.
In questo modo sarà possibile richiedere il rimborso delle detrazioni non applicate.
Se, invece, in una delle situazioni citate (cambio lavoro o più di una busta paga contemporaneamente), le detrazioni applicate dai datori di lavoro potrebbero non tener conto del reddito complessivo e di conseguenza in fase di dichiarazione dei redditi generare la necessità di restituire allo Stato parte delle detrazioni ottenute.
Trattamento integrativo
Il trattamento integrativo, anche noto come “bonus 100 euro”, è un bonus IRPEF di 1.200 euro annui, riconosciuto ai lavoratori con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, nel caso in cui l’imposta lorda superi la detrazione per lavoro dipendente.
Si tratta, infatti, di un’ulteriore detrazione IRPEF, dunque occorre che trovi capienza nell’imposta da versare, altrimenti non può essere applicato. In poche parole, non è un semplice aumento di stipendio, ma occorre che vi sia un’imposta a debito per applicare il bonus.
Il trattamento integrativo spetta anche ai contribuenti con un reddito tra 15.000 e 28.000 euro, ma soltanto se la somma di un elenco di detrazioni e spese, dichiarabili nel 730 o nel modello Redditi, superi l’imposta lorda.
Il trattamento integrativo, come le detrazioni finora illustrate, può essere applicato direttamente in busta paga o in alternativa il contribuente può richiederne il calcolo in sede di dichiarazione dei redditi.
Detrazioni in dichiarazione dei redditi
In fase di dichiarazione dei redditi, lavoratrici e lavoratori possono ottenere ulteriori detrazioni oltre a quelle da lavoro e per carichi di famiglia.
Le detrazioni IRPEF possono riguardare diverse categorie, tra cui:
- spese sanitarie, se superano la franchigia di 129 euro;
- spese mediche e sanitarie per persone con disabilità;
- spese veterinarie;
- interessi passivi del mutuo;
- spese sostenute per pagare l’affitto;
- spese scolastiche;
- spese per la frequenza di università pubbliche o private;
- spese per l’abbonamento ai mezzi pubblici;
- spese per l’assistenza personale di anziani o persone affette da disabilità;
- attività sportive dei figli;
- asilo nido;
- spese funebri;
- intermediazione immobiliare;
- erogazioni liberali alle società e associazioni sportive dilettantistiche;
- contributi associativi alle società di mutuo soccorso;
- contributi versati per il riscatto degli anni di laurea dei familiari a carico;
- premi per assicurazioni per il rischio di eventi calamitosi;
- bonus ristrutturazione;
- acquisto di mobili ed elettrodomestici;
- spese per lavori di risparmio energetico.
Nella maggior parte dei casi, per le detrazioni si applica una percentuale pari al 19% della spesa sostenuta.
Per la dichiarazione dei redditi, in caso di dubbi, il nostro consiglio è quello di rivolgersi a un centro di assistenza fiscale per ricevere il supporto di cui si ha bisogno.
Le OO.SS., e in alcuni casi anche le associazioni datoriali, hanno un CAAF a cui rivolgersi. Inoltre, è possibile fare riferimento anche alle fonti ufficiali per ottenere informazioni specifiche sul calcolo dell’IRPEF, in quanto le disposizioni fiscali possono essere soggette a modifiche e variazioni nel tempo.
Leggi anche il nostro articolo Cos’è l’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche)?