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Reskilling e upskilling: perché sono cruciali per il futuro del lavoro

Categoria: Lavoro
Ago 20, 2025
Redazione
Reskilling e upskilling perché sono cruciali per il futuro del lavoro

Il mondo del lavoro sta subendo una trasformazione radicale a causa di vari fattori, come la digitalizzazione, la diffusione del lavoro da remoto, l’automazione dei processi di business e la robotizzazione. 

Questa evoluzione è caratterizzata da ritmi di cambiamento rapidi e da una variabilità molto più accentuata rispetto al passato. La flessibilità e l’adattabilità diventano requisiti fondamentali per affrontare le sfide in atto.

Per le aziende, è cruciale non solo non rimanere indietro, ma anche evitare di essere estromesse dal mercato. Le imprese devono rispondere a questi cambiamenti con modalità flessibili per essere pronte a recepire e implementare le modifiche richieste dal contesto. 

Di conseguenza, l’importanza dell’acquisizione di nuove competenze non può essere sottovalutata.

In questo scenario, reskilling e upskilling emergono come processi di fondamentale importanza. Essi rappresentano risposte strategiche che consentono alle organizzazioni di adattare le proprie operazioni e preparare il personale ad avere successo e prosperare in un ambiente aziendale dinamico. Questi processi sono essenziali per migliorare le competenze aziendali e affrontare la digital transformation.

Cos’è l’upskilling?

L’upskilling è un processo continuo e fondamentale che consente ai lavoratori di sviluppare e migliorare le proprie competenze e abilità professionali all’interno della medesima posizione lavorativa o del percorso di carriera attuale

Questo significa che il dipendente non cambia mansione o ruolo, ma rafforza le capacità già acquisite per svolgere al meglio il proprio lavoro.

L’obiettivo principale dell’upskilling è quello di ampliare le conoscenze dei dipendenti per renderli più efficaci nel loro ruolo attuale, aumentando la loro competitività sul mercato del lavoro e il loro valore aggiunto. Si tratta di un percorso che permette di mantenere la propria posizione e perseguire nuove opportunità all’interno della stessa azienda.

Esempi di upskilling

L’upskilling può riguardare una vasta gamma di competenze, sia hard skills (abilità tecniche specifiche) che soft skills (abilità trasversali).

Vediamo, quindi, alcuni esempi pratici:

  • un ingegnere che impara nuove tecniche di programmazione;
  • un manager che studia e implementa nuovi software per la gestione del proprio team;
  • un corso di formazione linguistica in azienda per migliorare le capacità di negoziazione in inglese degli agenti commerciali;
  • un corso di digital marketing approfondito per aggiornarsi sulle ultime novità delle piattaforme pubblicitarie online;
  • una società di consulenza che migliora le competenze dei propri analisti addestrandoli a utilizzare l’intelligenza artificiale generativa;
  • un addetto alle risorse umane che viene formato su una nuova tecnologia automatizzata per lo screening dei CV;
  • un project manager che rafforza le sue capacità di gestione delle persone nel team.

I vantaggi per le aziende

Per le aziende, l’investimento nell’upskilling è cruciale per diversi motivi. 

I principali sono i seguenti:

  • aiuta a mantenere un vantaggio competitivo e a garantire che i dipendenti siano in grado di adattarsi alle nuove sfide e opportunità del mercato;
  • consente di ridurre i costi e i tempi legati all’assunzione di nuovo personale;
  • contribuisce a fidelizzare i dipendenti, aumentando la loro soddisfazione lavorativa e riducendo il turnover, poiché offre opportunità di crescita professionale;
  • migliora la produttività e l’efficienza dei dipendenti;
  • aumenta la flessibilità dei team nell’adattarsi ai cambiamenti;
  • supporta l’employer branding, attraendo nuovi talenti che cercano opportunità di sviluppo;
  • è essenziale per affrontare la trasformazione digitale.

In sintesi, l’upskilling è un modo per mantenere e potenziare le proprie competenze nel ruolo attuale, rendendo il dipendente più efficace e l’azienda più competitiva e adattabile ai cambiamenti del mercato.

Cos’è il reskilling?

Il reskilling è un processo formativo cruciale che permette a una lavoratrice o un lavoratore di acquisire nuove abilità e conoscenze necessarie per svolgere una mansione lavorativa diversa rispetto a quella che svolgeva in precedenza. 

Si tratta di apprendere un insieme di competenze completamente nuovo, non direttamente correlate alla posizione attuale del dipendente. 

Quando è necessario?

Il reskilling diventa necessario in diverse situazioni chiave, tra cui le seguenti:

  • quando le competenze attuali di un dipendente diventano obsolete a causa dei cambiamenti nel business, nell’economia, nel settore o nel mercato del lavoro;
  • quando le aziende devono introdurre nuovi ruoli professionali senza dover assumere nuovo personale, valorizzando le risorse già presenti in organico. Questo può ridurre i costi e i tempi legati alle nuove assunzioni;
  • quando si deve affrontare una trasformazione radicale dell’azienda o del settore. Ad esempio, per un’impresa manifatturiera che introduce processi basati su intelligenza artificiale o Internet of Things, non basta migliorare le competenze pregresse, ma serve una vera riconversione delle skill;
  • quando le aziende cercano di colmare la carenza di competenze interne e di rispondere a fenomeni come la “great resignation”, sfruttando talenti interni per ricoprire ruoli difficili da reperire sul mercato esterno.

Esempi pratici di reskilling

Vediamo, anche in questo caso, alcuni esempi pratici di reskilling per comprendere meglio in cosa consiste:

  • un addetto alle vendite che viene formato per diventare project manager per un diverso progetto aziendale;
  • un’azienda commerciale che chiude i negozi fisici e si concentra sull’e-commerce, formando il personale esistente per ruoli legati alla gestione dei cataloghi online, ai rapporti con i fornitori, agli ordini e all’assistenza clienti;
  • tecnici operativi che diventano data analyst di linea o specialisti in manutenzione predittiva dopo un programma di riqualificazione;
  • operai specializzati che vengono formati sull’utilizzo di software Cad/Cam, sulla tecnologia della stampa 3D industriale o sui protocolli di manutenzione predittiva.

I vantaggi del reskilling per le aziende

Investire nel reskilling offre numerosi vantaggi alle aziende, tra cui i principali sono i seguenti:

  • vantaggio competitivo e adattabilità: permette all’azienda di rimanere competitiva e di adattarsi facilmente ai cambiamenti del mercato, garantendo che i dipendenti abbiano competenze sempre aggiornate;
  • riduzione dei costi e del turnover: diminuisce la necessità di assumere nuovi dipendenti, con un significativo risparmio economico e di tempo sui processi di selezione. Contribuisce a fidelizzare i dipendenti e a ridurre il turnover, poiché offre opportunità di crescita e di cambiamento interno;
  • valorizzazione del capitale umano interno: l’investimento si concentra su risorse di cui l’azienda conosce già le qualità professionali;
  • flessibilità della forza lavoro: crea una forza lavoro più versatile e pronta ad affrontare qualsiasi tipo di cambiamento o nuova sfida;
  • miglioramento dell’employer branding: offrire opportunità di crescita e riqualificazione attira e trattiene talenti.

Quali sono le principali differenze tra upskilling e reskilling?

La distinzione fondamentale tra upskilling e reskilling risiede nell’obiettivo e nella portata della formazione:

  • obiettivo: l’upskilling mira a migliorare le competenze esistenti per eccellere nel ruolo attuale, mentre il reskilling si concentra sull’acquisizione di competenze nuove per un ruolo o una carriera diversa;
  • cambio di ruolo: con l’upskilling, il dipendente mantiene la sua posizione, ma la svolge in modo più efficace ed efficiente. Con il reskilling, invece, il dipendente assume una mansione completamente nuova, che può comportare un cambiamento di dipartimento o anche di percorso professionale;
  • impegno e durata: il reskilling è generalmente più impegnativo in termini di tempo e risorse rispetto all’upskilling, poiché richiede un ambiente di apprendimento completamente nuovo e un intervento di ristrutturazione dei saperi professionali più profondo.

Entrambi i processi, tuttavia, sono cruciali per lo sviluppo delle competenze e la competitività aziendale, e l’importanza dell’acquisizione di nuove competenze non può essere sottovalutata in un mercato del lavoro in continua evoluzione.

L’importanza della formazione continua 

Reskilling e upskilling sono parte integrante della formazione continua, che può avvenire tramite piattaforme online dedicate, tutor individuali o corsi di formazione strutturati. 

L’ufficio HR gioca un ruolo fondamentale nell’analisi dei fabbisogni, nella pianificazione di percorsi formativi personalizzati e nel monitoraggio dei progressi. L’obiettivo è anche quello di promuovere una cultura aziendale basata sull’apprendimento costante.

Nonostante i chiari vantaggi, secondo un’indagine di McKinsey, nel 2020 solo una PMI su cinque in Europa aveva attivato percorsi strutturati di reskilling, e l’accesso ai fondi per questi investimenti rimane un ostacolo significativo. Tuttavia, il reskilling è considerato una vera e propria “polizza assicurativa” per la sopravvivenza e il successo delle PMI in un mercato del lavoro in cui le competenze sono la nuova moneta del valore economico.

Quali sono le competenze più richieste oggi per le quali upskilling e reskilling sono cruciali?

L’attuale scenario del mercato del lavoro, influenzato dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale, richiede un’evoluzione costante delle competenze

Tra le più richieste, sia hard skills che soft skills, per le quali upskilling e reskilling sono cruciali, troviamo le seguenti.

Hard Skills (competenze tecniche):

  • analisi dei dati e intelligenza artificiale (AI): capacità di interpretare dati, familiarità con l’AI come supporto decisionale e, per ruoli specifici, competenze in programmazione e machine learning. Professioni come Data Engineer, Machine Learning Engineer e Data Analyst sono in forte domanda;
  • competenze digitali: utilizzo di software e programmi specialistici, conoscenza delle tecnologie emergenti, competenze di programmazione e dimestichezza con strumenti e tecnologie digitali per lo smart working;
  • cybersecurity: conoscenze per prevenire minacce dalla rete e proteggere risorse e dati aziendali;
  • cloud computing: conoscenza di tecnologie cloud (es. AWS, Microsoft Azure, Google Cloud Platform), virtualizzazione, sicurezza dei dati e automazione;
  • sviluppo commerciale e responsabilità sociale: competenze in vendita, marketing, analisi dati e comunicazione per identificare nuove opportunità e conoscenze ambientali, etiche e di project management per implementare pratiche aziendali sostenibili.

Soft Skills (competenze trasversali):

  • adattabilità ai cambiamenti: capacità di accogliere e affrontare situazioni nuove, cruciale in un contesto di trasformazione radicale;
  • pensiero critico: analizzare situazioni complesse, identificare soluzioni innovative e prendere decisioni basate su prove solide;
  • comunicazione efficace: saper comunicare chiaramente e tempestivamente con colleghi, clienti e partner, oltre che saper ascoltare;
  • gestione autonoma: automotivazione, autovalutazione e capacità di migliorare le proprie prestazioni senza supervisione costante, con autodisciplina e chiarezza sugli obiettivi;
  • capacità di gestire progetti: concepire la dimensione progettuale della propria attività, pianificare e coordinare risorse, tempi e persone.

Queste competenze sono essenziali per navigare e prosperare nel futuro del lavoro, e upskilling e reskilling sono gli strumenti chiave per acquisirle e rafforzarle.

Come possono le aziende implementare efficacemente programmi di upskilling e reskilling?

Per implementare con successo percorsi di upskilling e reskilling, le aziende devono adottare un approccio strategico e olistico, sfatando alcune credenze limitanti e sfruttando gli strumenti disponibili:

  • analisi delle competenze iniziali e delle esigenze aziendali: Il primo passo è valutare le competenze attuali dei dipendenti e identificare quali competenze l’azienda avrà bisogno in futuro. Ciò include anche l’analisi delle tendenze del mercato del lavoro e delle nuove professioni richieste. Un software HR può aiutare in questa mappatura e monitoraggio;
  • pianificazione della formazione personalizzata: non tutti i dipendenti hanno le stesse esigenze o aspirazioni. La formazione dovrebbe essere personalizzata, tenendo conto sia gli obiettivi specifici del dipendente sia le direzioni strategiche dell’azienda;
  • incoraggiare la formazione continua e promuovere una cultura dell’apprendimento: la formazione non deve essere un evento isolato, ma un processo continuo e un valore aziendale. Le aziende dovrebbero creare un ambiente che valorizzi l’apprendimento costante, anche attraverso modalità informali come:
    • sfruttare diversi strumenti e metodologie di formazione: i corsi online offrono flessibilità e accesso a una vasta gamma di argomenti, spesso a costi accessibili;
    • formazione interna: organizzare corsi in-house (di persona o online) tenuti da esperti interni o esterni. La formazione in realtà virtuale (VR) sta diventando sempre più popolare per l’efficacia nell’apprendimento;
    • coaching aziendale: sessioni one-to-one per lo sviluppo di competenze individuali, identificando punti di forza e aree di miglioramento;
    • apprendimento continuo informale: incoraggiare i dipendenti a leggere libri, partecipare a workshop, ascoltare podcast, fare esperienze pratiche, ecc.;
    • simulazione e ludicizzazione: creare scenari realistici e sfide per praticare nuove competenze in un ambiente controllato e privo di rischi;
    • realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR): meccanismi di distribuzione per l’apprendimento immersivo;
    • utilizzare la tecnologia, in particolare l’AI: l’AI può identificare lacune di competenze, consigliare percorsi di apprendimento personalizzati, curare contenuti formativi, fornire feedback e coaching tramite assistenti virtuali e chatbot;
  • misurare e valutare i risultati: monitorare i progressi attraverso KPI e feedback dei dipendenti per valutare l’efficacia dei programmi e apportare miglioramenti.

Un approccio sistematico e supportato dalla tecnologia consente alle aziende di sviluppare risorse umane altamente qualificate, pronte ad affrontare le sfide future e a mantenere un vantaggio competitivo.

Domande frequenti (FAQ)

Cosa si intende per potenziamento e riqualificazione delle competenze professionali?

Il potenziamento (upskilling) mira a rafforzare e perfezionare le abilità già in possesso di un lavoratore, rendendolo più efficace e aggiornato nel suo ruolo attuale o per un avanzamento di carriera verticale. La riqualificazione (reskilling), invece, implica l’acquisizione di un set di conoscenze e capacità completamente nuove, per permettere al dipendente di assumere una mansione o un ruolo diverso all’interno dell’organizzazione.

Quali sono i principali vantaggi del potenziamento e della riqualificazione per le imprese?

Questi processi rendono le aziende più agili e competitive nell’affrontare i rapidi mutamenti del mercato e della trasformazione digitale. Consentono di ottimizzare i costi e i tempi legati alla ricerca di nuove figure, valorizzando il personale già presente. Contribuiscono inoltre a fidelizzare i collaboratori e a ridurre il ricambio, offrendo percorsi di crescita e sviluppo professionale.

Perché queste strategie sono importanti anche per le lavoratrici e i lavoratori?

Offrono ai professionisti l’opportunità di ampliare le proprie conoscenze e rimanere competitivi sul mercato del lavoro. Permettono di perseguire nuove opportunità professionali all’interno della stessa azienda o di reinventarsi completamente, a seconda delle proprie aspirazioni. La formazione continua genera un senso di apprezzamento e coinvolgimento, fondamentale per la soddisfazione e la retention dei talenti.

Qual è la differenza fondamentale tra potenziamento e riqualificazione?

La distinzione chiave risiede nel cambiamento di ruolo o percorso professionale. Il potenziamento perfeziona le competenze per la mansione corrente o una progressione verticale. La riqualificazione, al contrario, prepara a una mansione radicalmente diversa, spesso richiedendo un set di abilità completamente nuovo e un percorso più lungo e profondo.

Quali sono le competenze più richieste nel mercato del lavoro attuale e futuro? 

Le abilità più richieste sono strettamente connesse alla digitalizzazione e all’evoluzione tecnologica. Tra le competenze tecniche, spiccano l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale, le abilità digitali (inclusa la cybersecurity) e la capacità di gestire progetti. Per quanto riguarda le competenze trasversali, sono fondamentali il pensiero critico, una comunicazione efficace, la gestione autonoma e la capacità di adattamento.

Come un ufficio HR può implementare efficacemente queste strategie?

L’ufficio HR deve innanzitutto analizzare le competenze iniziali dei dipendenti e i bisogni specifici dell’azienda. È essenziale progettare percorsi formativi su misura, che tengano conto delle aspirazioni individuali e degli obiettivi aziendali. Bisogna poi promuovere una cultura dell’apprendimento continuo, incoraggiando la partecipazione a workshop, corsi online e mentoring. Infine, è cruciale monitorare i progressi e valutare i risultati ottenuti, anche tramite software HR, per ottimizzare le iniziative.

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