EnfeaNews

 Il portale informativo della Piccola e Media Impresa

Trattamento integrativo (bonus 100 euro): cos’è e come funziona

Categoria: Lavoro
Mar 5, 2024
Redazione
Trattamento integrativo (bonus 100 euro) cos'è e come funziona

Il trattamento integrativo è una forma di sostegno al reddito di lavoratrici e lavoratori dipendenti, che viene riconosciuto sotto forma di maggiori detrazioni IRPEF per i contribuenti che presentano determinati limiti reddituali.

In questo articolo vedremo cos’è il trattamento integrativo e quali sono i riferimenti normativi volti a determinarne entità ed aventi diritto nel 2024.

Vedremo, poi, nel dettaglio chi può fruire del cosiddetto bonus 100 euro e quali sono i fattori presi in considerazione per il calcolo dell’importo spettante

Infine, scopriremo in che modo il trattamento integrativo viene inserito in busta paga e/o in sede di dichiarazione dei redditi.

Cos’è il trattamento integrativo?

Il trattamento integrativo è un importo che integra, appunto, il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori e, che nel corso degli anni, ha subito una serie di revisioni circa la sua determinazione. Si tratta di quello che un tempo veniva chiamato “bonus Renzi”, e ammontava a 80 euro, per poi divenire “bonus 100 euro”.

L’ultima revisione, in ordine cronologico, è intervenuta con la riforma fiscale che ha rivisto la disciplina IRPEF, con il Decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, e in merito alla quale l’Agenzia delle Entrate ha prodotto i primi chiarimenti con la circolare n. 2 del 6 febbraio 2024.

Il bonus viene riconosciuto sotto forma di detrazione IRPEF che può arrivare fino a 1.200 euro; dunque, per ottenerlo occorre che il contribuente abbia dell’IRPEF da versare una volta applicate le detrazioni per lavoro dipendente e familiari a carico

In sostanza, quello che un tempo era un incremento del netto in busta paga, oggi è una maggiore detrazione che punta sostanzialmente al medesimo risultato: quello di lasciare nelle disponibilità del lavoratore una cifra fino a 100 euro mensili per 12 mesi.

Il trattamento integrativo, a seconda delle preferenze di lavoratrici e lavoratori, può essere applicato direttamente in busta paga o calcolato in sede di dichiarazione dei redditi, andando a generare un credito IRPEF che viene poi rimborsato sempre attraverso la busta paga.

Leggi anche il nostro articolo Detrazioni lavoro dipendente: cosa e quali sono?

Chi ha diritto al trattamento integrativo?

A partire dal 2024, il trattamento integrativo viene determinato seguendo le nuove norme di riforma dell’IRPEF, come previsto dal decreto fiscale.

Nel dettaglio, il beneficio spetta ai soli lavoratori dipendenti e non anche ai pensionati, entro determinati limiti di reddito.

Redditi non superiori a 15.000 euro

Il bonus 100 euro nella sua interezza spetta a coloro che possiedono un reddito annuo complessivo inferiore a 15.000 euro, nel caso in cui l’imposta lorda superi la detrazione per lavoro dipendente e dunque il beneficio trovi capienza per essere applicato (in sostanza deve esistere un debito IRPEF per poter assegnare il beneficio, riducendo l’imposta da versare).  

Occorre inoltre precisare che, per i redditi inferiori a 15.000 euro, la detrazione per lavoro dipendente presa come riferimento per l’accesso al beneficio, va diminuita di 75 euro. Questo perché, come afferma l’Agenzia delle Entrate:

“mira a neutralizzare l’incremento dell’importo della detrazione per redditi di lavoro dipendente […] che avrebbe potuto determinare la perdita del beneficio per alcuni soggetti, i quali, in base alla disciplina a regime, ne sono invece destinatari. Ciò in quanto […] uno dei requisiti per l’attribuzione del trattamento integrativo è la capienza dell’imposta lorda calcolata sui redditi di lavoro dipendente e assimilati rispetto alla detrazione spettante per i medesimi redditi.”

Vediamo i diversi passaggi per giungere all’ottenimento del beneficio:

  • per avere diritto al bonus 100 euro, l’IRPEF lorda (cioè quella calcolata prima di applicare le detrazioni) deve essere maggiore delle detrazioni da lavoro dipendente;
  • per il 2024, le detrazioni per lavoro dipendente per i redditi inferiori a 15.000 euro sono state innalzate a 1.995;
  • questo innalzamento delle detrazioni potrebbe, in alcuni casi, rendere l’imposta lorda inferiore alla detrazione stessa, generando la perdita del bonus 100 euro;
  • il legislatore ha stabilito che sottraendo 75 euro alla detrazione per lavoro dipendente, dunque portandola a 1.880 euro, si può scongiurare la perdita del beneficio per gli aventi diritto.

Redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro

Nel caso di contribuenti con un reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro, è possibile ottenere il bonus esclusivamente se la somma di un elenco di detrazioni e spese, dichiarabili nel 730 o nel modello Redditi, superi l’imposta lorda.

Per i redditi fino a 28.000 euro, le detrazioni da considerare rispetto all’imposta dovuta sono le seguenti:

  • carichi di famiglia;
  • lavoro dipendente;
  • prestiti e mutui agrari;
  • mutui acquisto prima casa;
  • spese sanitarie;
  • mutuo costruzione prima casa;
  • ristrutturazioni edilizie ed efficientamento energetico.

Ad eccezione delle detrazioni da lavoro e per carichi familiari, le altre informazioni non sono in possesso del datore di lavoro, dunque la verifica sul bonus di spettanza ricade in fase di compilazione del modello 730 o del modello Redditi. In caso di importi a credito, il trattamento integrativo viene riconosciuto a conguaglio tramite dichiarazione dei redditi.

Superati i 28.000 euro, il bonus 100 euro non viene riconosciuto né in tutto né in parte.

Dal momento che questi passaggi possono risultare ostici, ricordiamo che è sempre possibile rivolgersi ai delegati sindacali, se presenti, o alle OO. SS. per ottenere tutti i chiarimenti relativi alla propria situazione.

Dove trovare il trattamento integrativo in busta paga o in dichiarazione?

In sede di assunzione o a inizio anno, lavoratrici e lavoratori devono decidere se richiedere il trattamento integrativo direttamente in busta paga o attendere il momento delle dichiarazioni dei redditi per reclamarne il diritto, evitando così eventuali conguagli a debito per un bonus 100 euro che potrebbe risultare non spettante.

Per coloro che hanno optato per il conteggio in busta paga, è possibile verificarne gli importi cercando sul cedolino la voce “trattamento integrativo”.

In sede di dichiarazione dei redditi viene poi calcolata l’imposta dovuta, verificando la corretta applicazione durante l’anno del trattamento integrativo spettante in base al reddito e operando gli eventuali conguagli. Ricordiamo che, nel 730, il bonus 100 euro  eventualmente fruito va indicato nel rigo C14 del quadro C

Per la dichiarazione è sempre possibile rivolgersi ai Caaf di CGIL, CISL, UIL, in modo da ottenere un adeguato supporto per questo importante adempimento.

Se dai calcoli emerge che il bonus non spettava, scatta il recupero della minore IRPEF versata.

Nel caso in cui il trattamento non sia stato riconosciuto in busta paga, si potrà fruire della detrazione spettante (fino a 1.200 euro) direttamente in fase di liquidazione delle imposte annuali attraverso la dichiarazione.

Chiudiamo ricordando che, nel caso in cui già a inizio anno lavoratrici e lavoratori ritengano, sulla base del reddito complessivo e/o delle dichiarazioni, di non avere diritto al trattamento integrativo, possono formalizzare la rinuncia al bonus direttamente online sul sito INPS oppure con una comunicazione al datore di lavoro, inoltre è possibile rivolgersi ai patronati INCA CGIL, INAS CISL e ITAL UIL anche in questo caso per accertarsi di ottenere tutti i chiarimenti necessari per una scelta consapevole.

ENFEA è l’ente bilaterale costituito da CONFAPI e CGIL, CISL e UIL a cui aderiscono le imprese che applicano i CCNL UNIGEC/UNIMATICA, UNIONCHIMICA, UNITAL, CONFAPI ANIEM, UNIONTESSILE e UNIONALIMENTARI.

Scopri le prestazioni che Enfea ha pensato per le imprese e per i lavoratori della pmi!