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Cosa si intende per Terzo Settore?

Categoria: Lavoro
Dic 14, 2023
Redazione
Cosa si intende per Terzo settore

Il Terzo Settore è una colonna portante della società italiana, un universo costellato di realtà piccole, medie, grandi e molto grandi, che portano avanti attività legate alla salute, al sociale, alla cultura e allo sport, per citare i principali ambiti di azione degli enti.

In questo articolo scopriremo cos’è il terzo settore e in che modo è normato nel nostro Paese, a partire dall’introduzione del Codice del Terzo Settore, che ha dato una visione organica a un mondo fino ad allora privo di una normativa nazionale di riferimento.

Scopriremo quali sono gli enti del Terzo Settore che possono iscriversi al relativo Registro, il RUNTS, per poter accedere a una serie di semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali. 

Vedremo, infine, quali sono le differenze tra enti del Terzo Settore ed enti non profit e una serie di dati sulle organizzazioni operanti in Italia.

Cos’è il Terzo Settore?

Nel nostro Paese esistono attività economiche con scopo di lucro, quindi con finalità commerciali e obiettivi legati al profitto e alla remunerazione dell’iniziativa privata, poi abbiamo la Pubblica Amministrazione, che eroga servizi pubblici finanziati dal bilancio dello Stato, attraverso le imposte e il debito pubblico. 

Dunque, abbiamo un settore privato e un settore pubblico.

C’è poi il cosiddetto Terzo Settore, un insieme di enti, anch’essi di natura privata, ma senza scopo di lucro, che operano nei più svariati ambiti, dall’assistenza alle persone con fragilità come disabilità ed emarginazione sociale (si pensi agli ex detenuti), alla tutela dell’ambiente, passando per iniziative culturali o di attivismo sui diritti civili, o ancora dedicati all’erogazione di servizi di welfare volti al miglioramento della qualità della vita di cittadine e cittadini, anche sul posto di lavoro.

Il Terzo Settore, in Italia, è un universo costellato di realtà grandissime, medie ma anche piccole e piccolissime, che hanno trovato un riconoscimento giuridico e istituzionale con l’approvazione del Codice del Terzo Settore (CTS), il Decreto Legislativo 117/2017, con l’obiettivo di:

“sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, a elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa”.

Gli enti del Terzo Settore

L’introduzione del CTS ha dato il via al riordino e alla revisione organica della disciplina vigente in materia di enti del Terzo Settore, anche attraverso l’istituzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS)

L’iscrizione al RUNTS garantisce agli enti del Terzo Settore il riconoscimento giuridico e l’accesso a una serie di benefici fiscali e semplificazioni dedicati appunto alle organizzazioni senza scopo di lucro.

Il Codice stabilisce che rientrano nel novero degli enti del Terzo Settore, ovviamente se iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, le seguenti realtà:

  • organizzazioni di volontariato (ODV);
  • associazioni di promozione sociale (APS);
  • enti filantropici;
  • imprese sociali, incluse le cooperative sociali; 
  • reti associative;
  • società di mutuo soccorso (SOMS);
  • associazioni riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituite per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale, in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi;
  • enti religiosi civilmente riconosciuti, che però possono essere considerati ETS limitatamente allo svolgimento delle attività di interesse generale.

L’articolo 5 del Codice definisce quali sono le attività di interesse generale, fra le quali citiamo, a titolo di esempio: 

  • interventi e prestazioni sanitarie, educazione, istruzione e formazione professionale;
  • interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente
  • interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio
  • organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale;
  • servizi finalizzati all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle persone fragili (ad esempio persone con disabilità, ex detenuti, migranti, ecc.).

In relazione all’assenza di scopo di lucro, ricordiamo che ciò non significa non generare profitti e non avere attività commerciali, ma soltanto l’impegno statutario a reinvestire tali profitti nell’attività senza distribuirli ai soci.

Enti del Terzo Settore ed enti non profit sono la stessa cosa?

Gli enti del Terzo Settore (ETS) e quelli non profit non si sovrappongono completamente, questo perché non avere scopo di lucro è condizione necessaria ma non sufficiente per accedere al RUNTS.

Ad esempio, non sono Enti del Terzo Settore:

  • amministrazioni pubbliche;
  • formazioni e associazioni politiche (ad esempio partiti e movimenti);
  • sindacati;
  • associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche;
  • associazioni di datori di lavoro;
  • enti sottoposti a direzione e coordinamento o controllati dai suddetti enti, salvo eccezioni specificamente previste dal Codice.

Tutte queste realtà non hanno scopo di lucro, ma non per questo possono essere considerate enti del terzo settore.

Gli enti del Terzo Settore in Italia: i dati ISTAT

Il RUNTS è attivo dal 23 novembre 2021, e a partire da quel momento le organizzazioni che hanno diritto ad iscriversi stanno adeguando i propri statuti in modo da rispondere compiutamente alle norme introdotte dal CTS

Adeguamento e iscrizioni al RUNTS sono operazioni che richiedono tempo, dunque i dati che ad oggi si possono ricavare dal Registro sono ancora parziali e dipendono dalla rapidità o meno degli ETS nello svolgere le attività propedeutiche all’iscrizione e del RUNTS nel recepire tutta la documentazione prodotta.

Dunque, per comprendere l’ampiezza e l’evoluzione del fenomeno, al momento possiamo attingere al Censimento permanente delle istituzioni non profit a cura dell’ISTAT, che nel maggio 2023 ha diffuso i primi dati dell’attività avviata nel 2022 su un campione di 110mila realtà.

Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti

La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni resta l’associazione (85,2%), seguono gli enti con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle istituzioni non profit (INP), seguono i settori delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Aasistenza sociale e protezione civile (9,9%).

terzo settore

Il 72,1% delle INP attive nel 2021 si avvale dell’attività gratuita di 4,7 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%), i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore

Considerando la forma giuridica delle organizzazioni, quelle che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza dei casi associazioni (89,1%); seguono le istituzioni con altra forma giuridica, pari al 6,3% (in cui sono compresi comitati, enti ecclesiastici, società di mutuo soccorso), le fondazioni (1,8%) e le cooperative sociali (2,6%). 

L’86,5% delle INP attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale, mentre il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di persone con specifici disagi

In particolare, tra le istituzioni che si occupano di situazioni di disagio fisico, psichico, economico e sociale, il 7,4% orienta le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri, il 3,7% orienta le proprie attività in misura prevalente a persone con specifici disagi mentre il 2,4% lo fa in maniera esclusiva.

Gli stakeholder con cui le istituzioni hanno avuto relazioni significative nel corso del 2021 sono soprattutto soggetti interni alle organizzazioni. Tra questi, i più coinvolti sono i soci (70,0%), seguono i volontari (47,4%) e i destinatari delle attività (46,5%).

terzo settore

Quello che emerge è un quadro composito di enti che hanno un peso sempre maggiore nelle dinamiche sociali del nostro Paese e che gradualmente, anche grazie all’introduzione del Codice e del RUNTS, si vanno strutturando divenendo una colonna portante dell’economia sociale italiana.

Enti Bilaterali, fondi pensione negoziali e fondi sanitari negoziali

Fra le organizzazioni senza scopo di lucro segnaliamo quelle che si occupano specificamente delle lavoratrici, dei lavoratori e dei loro bisogni presenti e futuri. 

Parliamo di Enti Bilaterali, fondi paritetici interprofessionali, fondi pensione negoziali e fondi sanitari negoziali

Vediamoli nel dettaglio.

1. Enti bilaterali

Gli Enti Bilaterali sono organismi paritetici, costituiti da associazioni datoriali e da sindacati dei lavoratori, senza scopo di lucro e con il compito di unire le istanze e le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori – attraverso la rappresentanza sindacale – e dei datori di lavoro – attraverso le associazioni datoriali – al fine di migliorare le condizioni in cui i dipendenti e le imprese operano. 

Nel caso di Enfea, si tratta dell’Ente Bilaterale costituito dalle associazioni CONFAPI e CGIL, CISL e UIL, che promuove e attua tutta una serie di prestazioni in materia di sostegno al reddito, alla famiglia, alla formazione, allo studio, all’assunzione e al reintegro del personale a favore delle imprese, e delle rispettive lavoratrici e dei rispettivi lavoratori, che applicano i CCNL UNIGEC/UNIMATICA, UNIONCHIMICA, UNITAL, CONFAPI ANIEM, UNIONTESSILE e UNIONALIMENTARI.

Per approfondire, invitiamo a consultare anche il nostro articolo Cos’è un ente bilaterale e come funziona.

2. Fondi Paritetici Interprofessionali

I Fondi Paritetici Interprofessionali sono organismi di natura associativa, istituiti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali, finalizzati alla promozione di attività di formazione rivolte ai lavoratori.

Quello di riferimento per Enfea è FAPI – Fondo Formazione PMI, un fondo interprofessionale istituito congiuntamente da CONFAPI, CGIL, CISL e UIL per promuovere lo sviluppo della formazione continua per le PMI come strumento di competitività aziendale e sicurezza occupazionale dei lavoratori.

Per approfondire, invitiamo a leggere anche il nostro articolo Il ruolo del Fondo FAPI per la formazione continua

3. Fondi pensione negoziali

I fondi pensione negoziali sono forme di previdenza complementare istituite da sindacati e associazioni datoriali come enti senza scopo di lucro.

Fondapi è il fondo negoziale di categoria di riferimento per Enfea, destinato alle lavoratrici, ai lavoratori e alle imprese che prevedono uno dei seguenti contratti collettivi per le Piccole e Medie Imprese:

  • metalmeccanico;
  • chimico e accorpati;
  • plastica e gomma;
  • tessile;
  • grafico;
  • alimentare;
  • edile;
  • informatico;
  • laterizi e cemento;
  • lapidei;
  • servizi alle imprese;
  • calce e gesso. 

Per maggiori informazioni, invitiamo a leggere l’articolo Fondi pensione: cosa sono e come funzionano.

4. Fondi sanitari negoziali

Un fondo di assistenza sanitaria integrativa è uno strumento di welfare che ha come obiettivo garantire ai cittadini, e ai lavoratori, una copertura sanitaria in grado di integrare e ampliare quanto offerto dal Servizio Sanitario Nazionale.

Enfea Salute è il Fondo di assistenza sanitaria integrativo istituito da Confapi e CGIL, CISL e UIL per i lavoratori delle PMI. Si tratta di un fondo rivolto solo alle lavoratrici e ai lavoratori di imprese che applicano determinati Contratti Collettivi Nazionali, nello specifico: 

  • UNIGEC/UNIMATICA; 
  • UNIONCHIMICA;
  • UNIONTESSILE;
  • UNIONALIMENTARI. 

Ne abbiamo parlato più diffusamente nell’articolo Enfea salute: il fondo sanitario integrativo per le PMI.
In conclusione, lavoratrici, lavoratori e piccole medie imprese, possono contare su un’offerta di servizi e opportunità con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e del lavoro, che si tratti di formazione, pensione, salute e sostegno al reddito.

ENFEA è l’ente bilaterale costituito da CONFAPI e CGIL, CISL e UIL a cui aderiscono le imprese che applicano i CCNL UNIGEC/UNIMATICA, UNIONCHIMICA, UNITAL, CONFAPI ANIEM, UNIONTESSILE e UNIONALIMENTARI.

Scopri le prestazioni che Enfea ha pensato per le imprese e per i lavoratori della pmi!