Quando si valuta di presentare le dimissioni è normale avere dubbi su quale data inserire nel modulo online e porsi, quindi, delle domande, a partire da “Qual è la data di decorrenza delle dimissioni?”.
Capire come si calcola la data a partire dalla quale entrano in vigore le dimissioni è in effetti il passo più importante per concludere il proprio rapporto di lavoro in modo corretto.
In questa guida chiara e semplice, approfondiamo insieme come calcolare la data di decorrenza esatta da comunicare e come compilare il modulo senza commettere errori.
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Dimissioni in bianco: cosa è cambiato?
A seguito delle riforme introdotte con la Legge n.81/2017, a partire dal 12 marzo 2016 l’ordinamento giuridico italiano si è dotato di un sistema aggiuntivo di protezione delle lavoratrici e dei lavoratori dal fenomeno delle cosiddette “dimissioni in bianco”, ovvero quel documento fatto firmare ai nuovi assunti con il quale si sottoscrivono in anticipo le proprie dimissioni prestabilite, senza l’indicazione della data.
In questo modo, il datore di lavoro poteva decidere, di fatto unilateralmente, quando terminare il rapporto senza procedere al licenziamento. Per approfondire, invitiamo a leggere il nostro articolo “Qual è la differenza tra licenziamento e dimissioni”.
Per impedire questo fenomeno, quindi, a partire dal 2016 è prevista una procedura telematica per la presentazione delle dimissioni, con la quale si è eliminata la predisposizione di un documento cartaceo redatto in anticipo.
Approfondiamo insieme e cerchiamo di capire come calcolare e indicare la data di decorrenza delle dimissioni.
Data di decorrenza delle dimissioni: il preavviso
Partiamo dalla regola fondamentale da ricordare, che è la seguente: la data di decorrenza delle dimissioni non è il giorno in cui vengono comunicate, ma il primo giorno in cui, ufficialmente, la lavoratrice o il lavoratore non sarà più dipendente dell’azienda.
Infatti, come si può leggere chiaramente sul sito dell’URP del Ministero del Lavoro, la data di decorrenza delle dimissioni è “quella a partire dalla quale, decorso il periodo di preavviso, il rapporto di lavoro cessa. Pertanto la data da indicare sarà quella del giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro”.
Proviamo a chiarire meglio.
Cos’è il preavviso e perché è obbligatorio?
Ma allora, da quando partono le dimissioni? Qual è la data di decorrenza?
Per rispondere a queste domande è importante ricordare che, seppur per loro stessa natura le dimissioni siano frutto di una decisione libera della lavoratrice o del lavoratore, devono comunque essere comunicate al datore di lavoro con un preavviso, come stabilito dall’articolo 2118 del Codice Civile.
È proprio il preavviso, in effetti, a determinare la data di decorrenza delle dimissioni, che non può coincidere con quella di presentazione della documentazione richiesta.
Si tratta, insomma, di un intervallo di tempo da concedere obbligatoriamente al datore di lavoro prima di interrompere il rapporto, e che serve a dare all’azienda il tempo di riorganizzarsi e trovare un sostituto
Il ruolo dei CCNL
Il periodo di preavviso, però, varia in base ai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, alla categoria della lavoratrice o del lavoratore (impiegato, operaio, quadro, dirigente), al livello di inquadramento e all’anzianità di servizio, di conseguenza si invita a controllare cosa prevede il proprio CCNL.
In linea generale le tempistiche sono le seguenti:
- minimo 15 giorni, per lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato full-time con più di 5 anni di anzianità;
- minimo 8 giorni, per lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato full-time e un massimo di 5 anni di anzianità;
- minimo 8 giorni, per lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato part-time e più di 2 anni di anzianità;
- 4 giorni, per lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato part-time e un massimo di 2 anni di anzianità.
Si tratta, lo ribadiamo, di un’indicazione di massima, ma la regola alla quale attenersi è contenuta nel proprio CCNL di categoria.
Quale data di decorrenza delle dimissioni indicare nel modulo?
Ricapitolando, per presentare le dimissioni è necessario tenere presente questi due fattori:
- la procedura telematica;
- il tempo di preavviso stabilito dal proprio contratto di lavoro.
Quindi, nel momento in cui si compila il modulo online di presentazione delle dimissioni – tramite il portale https://servizi.lavoro.gov.it/ oppure rivolgendosi a un soggetto abilitato (patronato, organizzazione sindacale, commissioni di certificazione, consulenti del lavoro, sedi territoriali competenti dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro) – alla lavoratrice o al lavoratore viene richiesta l’indicazione della data di decorrenza delle dimissioni, che come riportato è quella a partire dalla quale, decorso il periodo di preavviso, il rapporto di lavoro cessa.
Quale data inserire nel modulo telematico: guida pratica con esempio
Il primo step consiste, sempre, nel controllare i tempi di preavviso previsti dal proprio CCNL, perché, come accennato prima, potrebbero esserci delle differenze tra un contratto e un altro.
Facciamo un esempio, per rendere il tutto più chiaro.
Se il dipendente intende cessare il proprio rapporto lavorativo a partire dal 1° gennaio, e il proprio contratto di lavoro prevede 15 giorni di preavviso per la propria situazione, dovrà:
- comunicare le dimissioni al datore di lavoro entro il 15 dicembre;
- indicare sul modulo come data di decorrenza il 1° gennaio.
Entro sette giorni dalla data di trasmissione del modulo, le dimissioni possono essere revocate con le medesime modalità.
Quindi, semplificando al massimo, è la data successiva all’ultimo giorno di lavoro.
Domande Frequenti (FAQ)
Se non si rispettano i giorni di preavviso previsti dal proprio CCNL, il datore di lavoro ha il diritto di trattenere dall’ultima busta paga un importo pari alla retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito durante quel periodo. Questa trattenuta è nota come “indennità di mancato preavviso” e serve a compensare l’azienda per la cessazione improvvisa del rapporto.
No, esistono delle eccezioni. Ad esempio, la procedura telematica non è richiesta per i lavoratori del pubblico impiego, i lavoratori domestici (colf e badanti), i lavoratori marittimi e per coloro che si dimettono durante il periodo di prova. Inoltre, non si applica alle risoluzioni consensuali raggiunte tramite accordi in sedi protette (es. sindacati o Ispettorato del Lavoro).
Sì, esiste la possibilità di revocare le dimissioni entro e non oltre 7 giorni dalla data di trasmissione del modulo telematico. La revoca deve essere effettuata con le medesime modalità online, utilizzando il portale del Ministero del Lavoro. Superato questo termine, le dimissioni diventano irrevocabili.
No. Le dimissioni per giusta causa avvengono per una grave inadempienza del datore di lavoro (es. mancato pagamento dello stipendio, mobbing). In questi casi, il rapporto di lavoro si interrompe immediatamente, senza alcun obbligo di preavviso. La data di decorrenza coincide quindi con il giorno successivo alla comunicazione.
Generalmente, i giorni di preavviso si contano come giorni di calendario, includendo quindi sabati, domeniche e festività, a meno che il CCNL non specifichi diversamente (indicando “giorni lavorativi”). È fondamentale verificare questo dettaglio sul proprio contratto, perché un errore di calcolo può portare a una trattenuta per mancato preavviso.
La malattia e l’infortunio sospendono il periodo di preavviso, che riprenderà a decorrere una volta terminato l’evento. Le ferie, invece, non sospendono il preavviso, a meno che non siano state concordate con il datore di lavoro prima della comunicazione di dimissioni. Il datore di lavoro può rifiutarsi di concedere ferie durante il preavviso.
Questa opzione, nota come “preavviso non lavorato”, è possibile solo se c’è un accordo esplicito con il datore di lavoro. Non si può decidere autonomamente di sostituire il preavviso con le ferie. Se l’azienda acconsente, il rapporto cessa prima e le ferie non godute vengono pagate. Se l’azienda rifiuta, bisogna lavorare per tutto il periodo di preavviso.
La data di trasmissione è semplicemente il giorno in cui si invia il modulo telematico al Ministero del Lavoro. La data di decorrenza, invece, è la data più importante: indica il primo giorno in cui la lavoratrice o il lavoratore non sarà più dipendente dell’azienda, e deve essere calcolata tenendo conto di tutto il periodo di preavviso obbligatorio.