Secondo quanto stabilito dall’articolo 22 del dPCM 12 gennaio 2017, il Servizio Sanitario Nazionale garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità l’assistenza sanitaria a domicilio.
Essa si esplicita attraverso l’erogazione di prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche necessarie, proporzionate alle specifiche condizioni di salute della persona interessata.
Le spese dell’assistenza domiciliare sono coperte solo al 50% dal SSN, mentre il restante 50% è a carico dei singoli Comuni, che possono a loro volta chiedere una partecipazione del paziente, in base al reddito ISEE.
Ecco perché, per fornire un supporto aggiuntivo ai lavoratori, l’Ente Bilaterale Enfea ha istituito un contributo per l’assistenza domiciliare per familiare convivente non autosufficiente con disabilità grave. Se vuoi approfondire subito la natura della misura, puoi cliccare qui.
Vediamo, ora, in cosa consiste l’assistenza domiciliare, come richiederla, e quali sono le caratteristiche del contributo erogato da Enfea.
Indice dei contenuti
Cos’è l’assistenza domiciliare
Il summenzionato articolo 22 del DPCM del 12/01/2017, contenente “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502”, stabilisce quanto segue:
“Il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse, percorsi assistenziali a domicilio costituiti dall’insieme organizzato di trattamenti medici, riabilitativi, infermieristici e di aiuto infermieristico necessari per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita. L’azienda sanitaria locale assicura la continuità tra le fasi di assistenza ospedaliera e l’assistenza territoriale a domicilio”
In base alle necessità del paziente, si configurano diversi livelli di cure domiciliari:
- cure domiciliari di livello base: costituite da prestazioni professionali in risposta a bisogni sanitari di bassa complessità di tipo medico, infermieristico e/o riabilitativo, anche ripetuti nel tempo;
- cure domiciliari integrate (ADI) di I^, II^ e III^ livello: le prime due sono costituite da prestazioni di tipo medico, infermieristico, assistenziale, oppure di tipo riabilitativo-assistenziale, a favore di persone che richiedono continuità di cura, dalla complessità crescente. Quando necessari, sono assicurati anche gli accertamenti diagnostici, la fornitura dei farmaci e dei dispositivi medici. Le cure di III^ livello, invece, riguardano una condizione di instabilità clinica e la presenza di sintomi di difficile controllo, che richiedono continuità assistenziale ed interventi programmati, anche per la necessità di fornire supporto alla famiglia e/o al care-giver.
L’obiettivo è offrire ai pazienti non autosufficienti una qualità della vita migliore, consentendogli di stare nella propria dimora circondati dall’affetto di familiari, amici e parenti, cercando di evitare, laddove possibile, il ricovero in ospedale.
Assistenza domiciliare, Assistenza Domiciliare Integrata e SAD
L’ADI non va confusa con l’assistenza domiciliare e il SAD (Servizio di Assistenza Domiciliare).
Proviamo a chiarire:
- l’assistenza domiciliare è un servizio di tipo medico e/o infermieristico erogato al domicilio del paziente;
- l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), invece, è un servizio erogato dal SSN che prevede una serie di attività sanitarie, assistenziali e sociali, coordinato dall’Unità di Valutazione Multidimensionale della ASL.
Vediamo, ora, qual è la differenza tra ADI e SAD?
Il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) non include prestazioni sanitarie, ma si concentra su attività volte a curare l’igiene personale di persone con gravi disabilità, non autosufficienti, e a supportarle nelle attività quotidiane, come andare in bagno, mettersi a letto, mangiare, fare commissioni o disbrigare pratiche.
Come richiedere l’assistenza domiciliare integrata?
Come spiegato, l’assistenza domiciliare è destinata a persone colpite da malattie invalidanti acute o croniche, a soggetti con disabilità fisiche e/o psichiche, ma anche agli anziani non autosufficienti e ai malati terminali.
Per richiedere le cure domiciliari è necessario rivolgersi alla propria ASL e seguire la procedura burocratica prevista, che parte dalla segnalazione del caso che ha bisogno di assistenza. Questa segnalazione può provenire dal medico di base, dalla struttura ospedaliera, da un familiare o dal caregiver.
L’ASL provvederà a verificare lo stato di salute del paziente per il quale si richiede l’assistenza, controllando cartelle cliniche, referti medici, e predisponendo una visita domiciliare o in ospedale.
Per attivare l’assistenza domiciliare integrata (ADI) è necessaria una valutazione multidimensionale, la presa in carico della persona e la definizione di un Progetto di assistenza individuale (PAI) o di un Progetto riabilitativo individuale (PRI).
Contributo Enfea “Assistenza domiciliare, per familiare convivente non autosufficiente con handicap grave”
L’Ente Bilaterale Enfea prevede l’erogazione di un contributo di partecipazione alle spese sostenute per l’assistenza domiciliare, per familiare convivente non autosufficiente con disabilità grave, riconosciuto dalle strutture sanitarie competenti, in presenza di personale infermieristico o collaboratore domestico con regolare rapporto di lavoro, di durata di almeno 6 mesi, non inferiore a 4 ore giornaliere.
La misura del contributo è pari a € 500,00 all’anno.
La documentazione da produrre è la seguente:
- attestazione disabilità del familiare convivente;
- copia del contratto di lavoro con il personale di assistenza intestato al lavoratore;
- autodichiarazione di non percezione di contributi allo stesso titolo.
Il termine ultimo di presentazione della richiesta è fissato entro l’anno di attivazione del contratto di assistenza domiciliare.
Per maggiori dettagli, invitiamo a consultare il sito www.enfea.it.