Nel rapporto elaborato dal progetto Welfare Index PMI 2024, un’ampia sezione è dedicata al terzo settore e al suo contributo al welfare aziendale.
In linea generale, la maggior parte delle esigenze della società in materia di welfare sono prese in carico dalle Regioni, ma una quota significativa del welfare è in mano alle famiglie, le quali sostengono in modo diretto il 22% della spesa sanitaria italiana, il 71% di quella assistenziale per la cura dei figli e degli anziani, il 16% della spesa per l’istruzione. La rapida trasformazione della struttura delle famiglie stesse, unitamente alle limitazioni del bilancio pubblico dello stato, crea oggettive difficoltà per individui e nuclei familiari.
Il welfare aziendale, per queste ragioni, rappresenta sempre di più un valido alleato e uno strumento di integrazione. Prova ne è la percentuale di Piccole e Medie Imprese che hanno raggiunto un livello elevato di prestazioni welfare, il 33%, erogando servizi ai propri dipendenti e a terzi.
Concentriamoci ora sul ruolo del terzo settore nel welfare aziendale e sulla sua funzione sociale.
Indice dei contenuti
Che cos’è il terzo settore
Si definisce terzo settore l’insieme degli enti privati che agiscono senza scopo di lucro, promuovendo attività di interesse generale (definite dalla legge) con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Gli ambiti di attività del terzo settore spaziano dall’assistenza a individui con disabilità alla tutela dell’ambiente, dai servizi sanitari e socio-assistenziali all’animazione culturale.
In Italia, il terzo settore, in cui rientrano organizzazioni non profit, associazioni, fondazioni e cooperative sociali, coinvolge oltre 894.000 lavoratori dipendenti (circa il 4% degli occupati), quasi 4,7 milioni di volontari (circa il 9,4% della popolazione adulta) e 16,5 milioni di associati.
Nel 2022, con un valore economico di 84 miliardi di euro, ha contribuito al 5% del PIL italiano.
In questi anni ha acquisito un ruolo sempre più rilevante nel contesto del welfare aziendale.
Il terzo settore svolge una duplice funzione nel welfare aziendale. Da un lato, gli enti con lavoratori dipendenti garantiscono livelli di welfare superiori alla media delle PMI. Dall’altro, giocano un ruolo chiave nell’erogazione di servizi alla pubblica amministrazione e alle imprese, operando in ambiti come sanità, assistenza, inclusione sociale, educazione, sport e cultura.
In questo modo, contribuiscono attivamente alla creazione di servizi di welfare a beneficio dell’intera comunità.
Cosa emerge dal confronto tra terzo settore e PMI a livello di welfare aziendale
Dal confronto tra il livello di welfare aziendale nel terzo settore e quello nelle PMI italiane emerge un divario significativo: il 59,3% degli enti del terzo settore ha raggiunto un livello elevato o molto elevato di welfare aziendale, quasi il doppio rispetto alle imprese for profit (33,3%).

Questo dato sottolinea l’impegno concreto nel migliorare le condizioni di lavoro e nel promuovere il benessere dei dipendenti.
Il terzo settore mostra un netto vantaggio in alcune aree chiave, in particolare nella responsabilità sociale verso consumatori e fornitori: l’87,2% degli enti adotta almeno un’iniziativa in questo ambito, a fronte del 27,2% delle imprese. Anche i temi dei diritti, della diversità e inclusione e dello sviluppo del capitale umano registrano una maggiore attenzione.

Inoltre, il 56,3% degli enti del terzo settore coinvolge i lavoratori nelle decisioni sul welfare aziendale, rispetto al 40,9% delle PMI. Il 49,1% effettua analisi dei bisogni dei dipendenti per progettare iniziative o valutare il livello di soddisfazione, contro il 31,1% delle imprese.
Infine, nel terzo settore, le decisioni in materia di welfare aziendale vengono comunicate in modo più chiaro rispetto alle PMI.
Maggiore collaborazione con il territorio
Il terzo settore si distingue per la sua capacità di creare sinergie con diversi attori pubblici e privati.
Circa il 70% degli enti collabora con gli enti pubblici, e nel 43,5% dei casi si tratta di partnership continuative. Anche la cooperazione con altre organizzazioni del settore è diffusa: il 64,5% degli enti lavora attivamente insieme, con oltre la metà di queste collaborazioni di lunga durata.

Questo approccio si estende anche alle fondazioni (45,4%) e alle imprese for profit (38,9%), che forniscono risorse economiche a sostegno delle iniziative.
Gli enti del terzo settore e l’erogazione di servizi a terzi
Circa un ente su cinque nel terzo settore fornisce servizi di welfare a terzi.
Nello specifico:
- il 3,9% offre servizi di welfare aziendale;
- il 9,2% opera per conto degli enti pubblici;
- il 13,5% eroga direttamente servizi di welfare alle persone.

Limiti delle attività di welfare nel terzo settore
Sebbene gli enti del terzo settore dimostrino un forte impegno nel fornire servizi ai propri dipendenti, solo il 26,8% estende queste opportunità ai soci e ai volontari, principalmente attraverso sconti e condizioni agevolate legate all’attività associativa.

Tuttavia, lo sviluppo del welfare aziendale rappresenta un’importante opportunità di crescita, grazie alla capacità del settore di creare reti sul territorio e rispondere in modo efficace alle esigenze di individui e organizzazioni.
Conclusione
Come evidenziato nell’articolo, il terzo settore si distingue per la sua proattività e il suo dinamismo, sia nelle iniziative di welfare aziendale che nell’erogazione di servizi pubblici e privati.
Operando in ambiti come sanità, assistenza, inclusione sociale, educazione, sport e cultura, mette a disposizione le proprie competenze per migliorare il welfare nelle comunità.
Inoltre, ha dimostrato di superare persino le PMI nella capacità di sviluppare risorse di welfare, confermandosi un attore reattivo, creativo e profondamente attento alle esigenze del territorio.