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Cosa emerge dalla relazione 2025 sul mercato unico e la competitività

Categoria: Lavoro
Mar 14, 2025
Redazione
Cosa emerge dalla relazione 2025 sul mercato unico e la competitività

Ogni anno, la Commissione Europea presenta al Parlamento Europeo e alle altre istituzioni comunitarie una relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività dell’UE.

In questo articolo, partiremo dalla definizione e dalla storia del mercato unico per fornire un quadro di riferimento chiaro. Analizzeremo poi le principali osservazioni emerse nella relazione, offrendo una panoramica sulla situazione attuale del mercato unico.

Esamineremo i punti di forza e di debolezza dell’UE in termini di competitività, con un focus su due temi chiave: innovazione e sostenibilità, ovvero transizione digitale e verde.

Dopo aver esplorato le sfide e le opportunità per le imprese europee, concluderemo con uno sguardo alle prospettive future del mercato unico, evidenziando le azioni necessarie per garantire la rilevanza dell’UE a livello globale.

Cos’è il mercato unico europeo e perché è importante

Il mercato unico europeo è uno dei pilastri fondamentali del processo di integrazione dell’Unione Europea.

Istituito ufficialmente nel 1993 con il Trattato di Maastricht, si basa sul principio delle “quattro libertà”, che garantiscono:

  1. la libera circolazione delle merci;
  2. la libera circolazione delle persone;
  3. la libera prestazione dei servizi;
  4. la libera circolazione dei capitali e la liberalizzazione dei pagamenti.

Questo spazio economico integrato coinvolge tutti i 27 Stati membri dell’UE e, grazie ad accordi specifici, include anche Norvegia, Islanda e Liechtenstein, che fanno parte dello Spazio Economico Europeo.

Per le imprese, il mercato unico significa operare in un’area con oltre 450 milioni di consumatori e 23 milioni di aziende, con minori costi e maggiori opportunità di business. Per i cittadini, invece, offre più scelta, prezzi più competitivi e la possibilità di studiare, lavorare o vivere in un altro Paese UE senza ostacoli burocratici.

Ma l’importanza del mercato unico va oltre l’aspetto economico: è un simbolo di integrazione e cooperazione tra Paesi con storie e culture diverse. In un contesto globale sempre più competitivo, permette all’UE di agire come un blocco coeso, rafforzando la sua influenza politica e commerciale. Senza di esso, l’Europa faticherebbe a competere con giganti come Stati Uniti e Cina, che beneficiano di economie di scala e mercati interni più uniformi. 

Qual è lo stato di salute del mercato unico?

Secondo il rapporto “The 2025 Annual Single Market and Competitiveness Report” della Commissione Europea, il mercato unico europeo dimostra una notevole resilienza nonostante le sfide degli ultimi anni, tra cui la pandemia di COVID-19, la guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione.

Nel 2023, la produttività del lavoro nell’UE ha raggiunto il 77,8% dei livelli statunitensi, un valore superiore rispetto a quello registrato nel Regno Unito e in Giappone. Tuttavia, questa media nasconde significative differenze tra gli Stati membri: in particolare, alcuni dei Paesi che hanno aderito più di recente sono riusciti ad allinearsi ai livelli di produttività degli Stati Uniti.

figura 1 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

Il rapporto evidenzia alcune criticità che ancora limitano l’efficacia del mercato unico. Tra queste, le disparità nell’implementazione delle norme comuni tra gli Stati membri, che generano frammentazione e inefficienze. Inoltre, settori strategici come i servizi digitali e l’energia non sono ancora pienamente integrati, riducendo le opportunità di crescita e innovazione.

Per mantenere la sua rilevanza, il mercato unico deve affrontare sfide cruciali, tra cui un’eccessiva burocrazia, la carenza di investimenti in infrastrutture e l’urgenza di adattarsi alle nuove tecnologie.

Il funzionamento del mercato unico

Un mercato unico efficiente diventa un motore di crescita della produttività, poiché garantisce un’ampia domanda e una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Questo permette alle aziende di raggiungere le dimensioni necessarie per innovare e svilupparsi.

Negli ultimi decenni, l’integrazione del Mercato Unico ha registrato progressi significativi, con un aumento del commercio intra-UE. Il commercio transfrontaliero di merci all’interno dell’UE è passato da poco più del 20% del PIL nel 2018 al 23,8% attuale.

L’integrazione nel settore dei servizi, invece, procede a un ritmo più lento e da livelli inferiori: la sua incidenza sul PIL è cresciuta dal 7% nel 2018 al 7,8% attuale.

1. Barriere nel Mercato Unico

Nel corso degli anni, l’UE ha eliminato numerose barriere commerciali all’interno del Mercato Unico. Tuttavia, continuano a emergere nuovi ostacoli e divisioni tra gli Stati membri. Il Single Market Barriers Tracker evidenzia un aumento di queste barriere, segnalando una situazione in evoluzione.

figura 2 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

La circolazione transfrontaliera delle merci all’interno dell’UE incontra ancora diverse barriere, come evidenziato dai dati del Single Market Barriers Tracker. Ad esempio, requisiti nazionali specifici su imballaggio ed etichettatura costringono i produttori a personalizzare i propri prodotti per ciascun Stato membro, anziché beneficiare appieno delle opportunità offerte dal Mercato Unico.

2. Attuazione e applicazione nel Mercato Unico

L’applicazione delle normative del Mercato Unico mostra segnali di miglioramento. Secondo il Single Market Scoreboard, il numero di violazioni segnalate dalla Commissione Europea contro gli Stati membri per un’attuazione non corretta della legislazione UE è diminuito del 6% nell’ultimo anno. 

Tuttavia, il numero di infrazioni varia significativamente da Paese a Paese. I settori più colpiti restano l’ambiente (35%), i trasporti (17%) e l’energia (12%).

3. Prestazione transfrontaliera dei servizi nel Mercato Unico

Il settore dei servizi rappresenta circa il 70% del PIL e dell’occupazione dell’UE, ma il Mercato Unico dei servizi continua a operare al di sotto del suo potenziale. 

Il commercio transfrontaliero di servizi rimane inferiore a un terzo rispetto a quello dei beni e non supera il volume degli scambi con i Paesi extra-UE. Inoltre, la crescita della produttività del lavoro nei servizi è bassa, con ripercussioni negative non solo sul settore stesso, ma anche sulle industrie manifatturiere, che dipendono dai servizi per circa il 40% del valore aggiunto.

4. Circolazione transfrontaliera delle merci nel Mercato Unico

L’aumento del commercio elettronico e l’evoluzione delle catene di fornitura globali stanno mettendo sotto pressione controlli doganali, vigilanza del mercato e tutela dei consumatori.

Il numero di pacchi importati nell’UE tramite e-commerce è passato da 1,1 miliardi nel 2022 a 2,2 miliardi nel 2023, con una stima di 4 miliardi nel 2024. Parallelamente, la lotta alla contraffazione si è intensificata: nel 2023, circa 152 milioni di articoli falsi sono stati bloccati alla frontiera dell’UE e all’interno del Mercato Unico, un dato in forte crescita rispetto agli 86 milioni del 2022.

5. Peso delle normative europee

Molte aziende percepiscono gli obblighi normativi dell’UE come un ostacolo significativo agli investimenti. Il 32% delle imprese UE considera la regolamentazione un “importante ostacolo”, mentre un ulteriore 34% la ritiene un problema minore. 

Complessivamente, due terzi delle aziende dell’UE vedono la regolamentazione come un freno agli investimenti, a fronte del 21% delle imprese statunitensi che segnalano le normative aziendali come un ostacolo rilevante.

6. Strumenti digitali per il Mercato Unico

Molti operatori economici incontrano difficoltà nell’accesso alle informazioni e nell’espletamento delle formalità amministrative online. I principali problemi segnalati riguardano la complessità delle procedure e la scarsa chiarezza su norme e requisiti

Il sistema di informazione del mercato interno (IMI) facilita la cooperazione tra oltre 12.000 autorità pubbliche in Europa e, di recente, ha integrato il database delle professioni regolamentate. 

Tra le nuove applicazioni dell’IMI si valuta l’istituzione di un unico portale digitale per la dichiarazione del distacco dei lavoratori, con l’obiettivo di ridurre l’onere amministrativo.

7. Piccole e Medie Imprese (PMI)

Le PMI rappresentano il 99,8% delle imprese dell’UE e costituiscono il cuore del tessuto economico europeo. Tuttavia, il contesto economico attuale si conferma complesso per le realtà più piccole

Secondo la revisione GROW SME 2024, il valore aggiunto delle PMI è calato dell’1,6% nel 2023 e si prevede un ulteriore calo dell’1% nel 2024. Inoltre, la loro produttività è in flessione rispetto alle grandi imprese: se nel 2008 le PMI erano circa il 68% più produttive delle aziende di grandi dimensioni, nel 2024 questa percentuale è scesa al 60%.

8. Allargamento e integrazione dei paesi candidati nel Mercato Unico

L’integrazione economica dei paesi candidati all’ingresso nel Mercato Unico rappresenta una priorità per la Commissione Europea, che monitora i progressi nell’allineamento delle normative e supporta le riforme economiche e politiche necessarie. 

L’ingresso di nuove economie nell’UE potrebbe avere effetti positivi in settori chiave come materie prime, macchinari e turismo, favorendo ulteriormente la crescita economica.

Innovazione e transizione digitale

La transizione digitale è un elemento chiave per il futuro della competitività dell’UE. Secondo il rapporto, la digitalizzazione è indispensabile per rafforzare il mercato unico e affrontare le sfide del XXI secolo.

Tuttavia, l’Europa è in ritardo rispetto ad altre aree del mondo – USA e Cina in testa – nell’adozione di tecnologie avanzate

1. Ricerca e innovazione

Negli ultimi anni, la spesa per ricerca e sviluppo (R&S) è cresciuta a un ritmo molto lento, passando dal 2,1% del PIL nel 2015 al 2,2% nel 2023, ancora lontana dall’obiettivo UE del 3%. Inoltre, l’UE resta indietro rispetto ai principali concorrenti: Corea del Sud (5,2%), Stati Uniti (3,6%), Giappone (3,4%) e Cina (2,6%) investono tutti una quota maggiore del proprio PIL in R&S.

2. Digitalizzazione

L’UE è in ritardo rispetto ai suoi competitor nel settore digitale. Ospita solo 263 aziende unicorno (startup con un valore di almeno un miliardo di dollari), contro le 1.539 degli Stati Uniti e le 387 della Cina. 

La quota europea nel mercato globale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) si è dimezzata nell’ultimo decennio, scendendo al 10,8%, mentre quella statunitense è aumentata di un terzo, raggiungendo il 38%.

Anche l’adozione di tecnologie avanzate nella produzione, come la robotica, procede lentamente. L’UE conta 22 robot ogni 1.000 dipendenti, meno degli Stati Uniti (29) e molto al di sotto di Corea del Sud (101), Cina (47) e Giappone (42). I progressi tecnologici più dirompenti riguarderanno l’intelligenza artificiale (IA), ambito in cui l’Europa è ancora indietro.

Il rapporto, in questo, non lascia spazio a interpretazioni: 

“L’UE è in ritardo rispetto ai suoi concorrenti nei settori digitali.”

3. Competenze e formazione

Il tasso di occupazione nell’UE è in crescita e si avvicina all’obiettivo del 78% entro il 2030, avendo superato il 75% nel 2023 (rispetto al 72% nel 2018). Tuttavia, i risultati scolastici nell’istruzione secondaria stanno peggiorando

I punteggi medi PISA – che valutano le competenze dei quindicenni in matematica, lettura e scienze – sono in calo in tutte le discipline, confermando una tendenza negativa già osservata in precedenti indagini. Gli studenti europei ottengono risultati inferiori rispetto ai loro coetanei nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Giappone e in Cina.

La partecipazione femminile al mercato del lavoro sta aumentando, ma il divario di genere si sta riducendo solo marginalmente. La trasformazione del mercato del lavoro e il cambiamento demografico rendono sempre più urgente dotare i cittadini europei di nuove competenze. Tuttavia, oltre il 70% delle aziende segnala difficoltà a trovare lavoratori con le giuste competenze, e quasi quattro PMI su cinque indicano la carenza di personale qualificato come un ostacolo agli investimenti.

Per colmare questo divario, uno degli obiettivi principali da perseguire nei prossimi mesi e anni è la creazione di un mercato unico digitale, che consenta a imprese e cittadini di sfruttare appieno le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. 

Ciò include lo sviluppo di infrastrutture ad alta velocità, la diffusione dell’intelligenza artificiale, la protezione dei dati personali, l’implementazione del 5G e l’utilizzo della blockchain per migliorare l’efficienza produttiva e la competitività delle imprese.

Un altro aspetto cruciale è il potenziamento delle competenze digitali tra i lavoratori, insieme a un maggiore accesso ai finanziamenti per startup e PMI, spesso protagoniste dell’innovazione tecnologica.

Per sostenere questa transizione, la Commissione Europea ha avviato diverse iniziative, tra cui il piano d’azione Competitiveness Compass, volto a rilanciare il dinamismo economico europeo attraverso l’innovazione e la semplificazione normativa.

Nonostante i progressi compiuti, rimangono sfide significative, come la carenza di investimenti e la resistenza al cambiamento in alcuni settori.

In merito agli investimenti, è sufficiente osservare questo grafico per capire subito le dimensioni del problema.

figura 3 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

Nell’Unione Europea, infatti, gli investimenti provenienti da venture capitalist in relazione al PIL sono dieci volte più bassi di quelli degli USA e sette volte di quelli della Cina, e sono addirittura calati nel 2023 rispetto al 2022. Questo limitato accesso a capitali riduce sensibilmente le possibilità di investire in innovazione.

Sostenibilità e transizione verde

La sostenibilità è un pilastro essenziale per il futuro del mercato unico europeo, poiché la transizione verde è cruciale per la competitività a lungo termine dell’UE.

1. Accesso al capitale privato e agli investimenti

Le aziende hanno un forte bisogno di investimenti per affrontare le transizioni verde e digitale. I capitali sono necessari per finanziare infrastrutture chiave, come la generazione, trasmissione e stoccaggio di elettricità, l’elettrificazione dei processi industriali, l’efficienza energetica, la capacità di calcolo e l’automazione. 

Inoltre, servono investimenti nel settore dei semiconduttori e nella filiera delle materie prime critiche, dalla loro estrazione e lavorazione fino al riciclo.

Rispetto ad altre economie avanzate, nell’UE solo una piccola parte dei risparmi privati viene destinata a investimenti in aziende o strumenti finanziari più rischiosi. 

Di conseguenza, il livello degli investimenti produttivi rimane basso, mentre il tasso di risparmio è elevato. Attualmente, solo il 43% dei risparmi delle famiglie europee è investito in obbligazioni aziendali, azioni quotate, fondi di investimento e strumenti simili, contro il 55% nel Regno Unito e il 72% negli Stati Uniti.

figura 4 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

Dalla pandemia in poi, i nuovi prestiti bancari alle PMI sono diminuiti, mettendo a rischio la loro capacità di investire e crescere. Sebbene una quota crescente di finanziamenti per le imprese provenga da obbligazioni societarie, azioni quotate, capitale di rischio e fondi di investimento, il credito bancario resta un pilastro fondamentale per la competitività delle PMI europee

La maggior parte di queste aziende continua infatti a dipendere dai prestiti bancari tradizionali per sostenere i propri investimenti e sviluppare nuove opportunità di crescita.

figura 5 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

2. Investimenti pubblici e infrastrutture

Gli Important Projects of Common European Interest (IPCEI) rappresentano uno strumento chiave per coordinare gli investimenti pubblici e privati all’interno dell’UE, favorendo lo sviluppo di progetti innovativi e infrastrutture strategiche in settori tecnologici critici. Il loro obiettivo è rafforzare il coordinamento transnazionale delle politiche industriali europee.

Ad oggi, sono stati approvati dieci IPCEI integrati, con un sostegno pubblico nazionale di oltre 37 miliardi di euro, che ha permesso di sbloccare 66 miliardi di euro di investimenti privati.

Tuttavia, il report sottolinea la necessità di semplificare e accelerare il processo di progettazione e revisione degli IPCEI per garantire l’avvio tempestivo dei progetti strategici.

figura 7 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

3. Energia

I recenti picchi dei prezzi dell’energia hanno avuto un forte impatto sulle industrie europee ad alto consumo energetico, come i produttori di acciaio, cemento, vetro, carta e prodotti chimici. Dal 2021, la produzione in alcuni segmenti è calata drasticamente, con riduzioni superiori al 10% rispetto ai livelli pre-crisi.

I costi energetici rappresentano un fattore critico per la competitività delle aziende europee sui mercati internazionali. In media, le imprese dell’UE devono sostenere prezzi dell’elettricità tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti e prezzi del gas naturale quattro-cinque volte più alti. Anche all’interno dell’UE si registrano forti disparità nei costi energetici.

L’aumento dei prezzi ha generato un impatto negativo sulla fiducia degli investitori, portando al ritiro degli investimenti diretti esteri e al blocco di progetti di espansione. Attualmente, il 33% delle aziende considera la volatilità e l’eccessivo costo dell’energia tra i principali fattori che riducono l’attrattività dell’UE come sede aziendale.

figura 8 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

L’economia dell’UE dipende ancora in larga parte dai combustibili fossili, che rappresentano circa due terzi del mix energetico. Tuttavia, la quota di energie rinnovabili è in crescita e ha raggiunto il 24,5% nel 2023, mentre l’energia nucleare contribuisce per il 12%.

4. Economia circolare

L’Europa sta avanzando gradualmente verso un modello di economia circolare. Dal 2000, il tasso di utilizzo circolare dei materiali nell’UE è aumentato, raggiungendo l’11,8% nel 2023. Questo progresso si traduce in una minore domanda di materie prime, una riduzione dei rifiuti e una minore dipendenza dalle importazioni.

Tuttavia, la transizione verso un’economia circolare incontra ancora diversi ostacoli. Tra questi, i vincoli economici giocano un ruolo significativo: l’adozione di modelli di business circolari può comportare costi iniziali elevati, mentre le materie prime seconde risultano spesso più costose rispetto ai materiali vergini, disincentivandone l’utilizzo su larga scala.

Il report, però, sottolinea l’urgenza di accelerare la decarbonizzazione dell’industria e dei sistemi energetici per ridurre le dipendenze strategiche e migliorare la sostenibilità ambientale. Questo implica un cambiamento profondo nel modo in cui produciamo, consumiamo e viviamo.

L’UE è già in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico grazie a iniziative come il Green Deal europeo e il piano Fit for 55, che promuovono la transizione attraverso finanziamenti mirati e la condivisione delle migliori pratiche. Inoltre, la svolta green non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica: investire in energie rinnovabili, mobilità sostenibile ed economia circolare può generare nuovi posti di lavoro e stimolare l’innovazione.

Tuttavia, il rapporto evidenzia la necessità di una transizione equa e inclusiva, affinché nessuna regione o settore venga lasciato indietro. In questo contesto, migliorare l’efficienza energetica e incentivare l’uso di fonti rinnovabili sono fattori chiave per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e mantenere la competitività dell’UE a livello globale.

Aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze

Il commercio internazionale è un pilastro fondamentale per la prosperità economica dell’UE. Secondo il rapporto:

“Il commercio internazionale è fondamentale per la prosperità dell’UE.”

Per le aziende europee, l’apertura ai mercati globali rappresenta un’opportunità per espandere la propria attività, generare nuovi posti di lavoro, aumentare il fatturato e stimolare l’innovazione. Inoltre, il commercio internazionale rafforza la sicurezza economica dell’UE, proteggendo e diversificando le catene di approvvigionamento, garantendo così l’accesso a input critici per l’industria.

Negli ultimi 30 anni, l’importanza del commercio con il resto del mondo è raddoppiata:

  • il commercio extra-UE di beni è passato dall’8% del PIL nel 1995 al 14,8% nel 2023;
  • il commercio extra-UE di servizi è cresciuto dal 3% del PIL nel 1995 al 7,4% nel 2023.

Questi dati evidenziano il ruolo sempre più centrale dell’UE nel contesto economico globale e la necessità di politiche commerciali mirate a mantenere la competitività dell’industria europea.

figure 9 e 10 - relazione sullo stato del mercato unico e sulla competitività UE

Nel tempo, l’UE è stata costantemente l’economia con il più grande volume di esportazioni di servizi, in costante crescita fino a raggiungere un picco del 36% delle importazioni di servizi del resto del mondo nel 2021, scendendo a poco meno del 32% nel 2023. 

Le esportazioni di beni come quota delle importazioni nel resto del mondo hanno registrato un andamento inverso nell’ultimo decennio, con numeri UE in lento calo, a parte un balzo dal 16% nel 2022 al 20% nel 2023.

Il livello di competitività dell’UE nel contesto globale

La competitività dell’UE nello scenario globale è uno dei temi centrali del rapporto summenzionato. L’Unione si trova sotto crescente pressione a causa di fattori come gli elevati costi energetici e le sovraccapacità produttive nei paesi terzi. Inoltre, mentre Cina e Stati Uniti investono massicciamente in tecnologie avanzate, in particolare nell’intelligenza artificiale e nella produzione di semiconduttori, l’Europa rischia di rimanere indietro.

Nonostante queste sfide, l’UE mantiene un ruolo di primo piano nel commercio internazionale grazie al mercato unico, che garantisce un ampio bacino di consumatori e promuove la collaborazione tra imprese. La sua competitività è sostenuta da una solida base industriale e da un’intensa attività di ricerca, anche se la spesa per ricerca e sviluppo rimane inferiore rispetto a quella dei principali concorrenti.

Un ulteriore punto di forza dell’UE è la sua maggiore apertura rispetto a Stati Uniti e Cina, un vantaggio che favorisce l’integrazione economica globale. La frammentazione normativa e la lentezza nei processi decisionali rappresentano però ancora un ostacolo, limitando la capacità dell’Europa di rispondere rapidamente alle sfide internazionali.

Sfide e opportunità per le imprese

Le imprese europee operano dunque in un contesto sempre più complesso, segnato da sfide come la transizione digitale, la crisi energetica e la crescente competizione globale.

Il 2025 Annual Single Market and Competitiveness Report sottolinea la necessità di interventi mirati per rafforzare il tessuto imprenditoriale europeo. Tra le priorità individuate, spiccano:

  • la riduzione della burocrazia e la semplificazione delle normative, fondamentali per permettere alle aziende, soprattutto alle PMI, di prosperare;
  • il potenziamento dell’accesso ai finanziamenti e il sostegno all’innovazione, entrambi cruciali per favorire la competitività a livello globale.

Nonostante le difficoltà, il mercato unico rappresenta un’enorme opportunità per le imprese, offrendo alle PMI l’accesso a un bacino di 450 milioni di consumatori. 

Per coglierne appieno i benefici, le aziende devono essere pronte a innovare e ad adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e alle tendenze di mercato. In questo scenario, un’Unione Europea capace di ridurre le barriere normative e semplificare l’accesso ai finanziamenti diventa un elemento chiave per favorire la crescita e la competitività delle imprese.

Il futuro del mercato unico

Il futuro del mercato unico europeo dipende dalla capacità dell’UE di affrontare le sfide attuali e sfruttare pienamente il suo potenziale.

Per garantire la competitività e la resilienza dell’economia europea, sono fondamentali:

  • investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo;
  • riduzione delle barriere normative per facilitare l’operatività delle imprese;
  • maggiore integrazione economica tra gli Stati membri, soprattutto nei settori strategici del digitale e dell’energia;
  • gestione dell’invecchiamento demografico, che incide sulla forza lavoro e sulla sostenibilità dei sistemi di welfare;
  • accelerazione della transizione digitale e verde per mantenere un vantaggio competitivo e rispondere alle sfide ambientali.

La Commissione europea ha già introdotto iniziative per rilanciare il dinamismo economico, con strategie mirate a favorire l’innovazione, semplificare le normative e promuovere la sostenibilità. Tuttavia, il successo del mercato unico dipenderà da un’azione coordinata e decisa, che coinvolga istituzioni, Stati membri, imprese e cittadini. Solo attraverso una governance efficace e una collaborazione attiva, l’Europa potrà consolidare il suo ruolo di leader globale e continuare a offrire opportunità di crescita e sviluppo.

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